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L’emergenza pandemica che stiamo vivendo ha rapidamente modificato, talvolta di netto, le nostre vite. Il nostro ambiente, la nostra routine, ciò che era certo adesso all’improvviso non lo è più e ci troviamo a vivere situazioni nuove, a volte preparati a volte meno, per affrontare ciò che la vita ci ha riservato.

Questa che segue è una riflessione sulla nostra vita, sulla sua qualità, legata al cambiamento, alle difficoltà e all’importanza di riconnettersi con la nostra parte più intima, che nella frenesia delle nostre vite, rimane spesso celata.

Per farlo voglio tornare indietro nel tempo, al 1843 quando alla stampa viene consegnata la storia delle peripezie di un piccolo anatroccolo.

Eccone un riassunto.

In un giorno d’estate, accanto al fiume, nascevano dei graziosi anatroccoli. Le uova si erano tutte schiuse, tranne una. Mamma anatra, con un gesto d’amore, aveva deciso di continuare la cova per quell’unico uovo ancora chiuso e più grande degli altri. Dopo qualche giorno anche l’ultimo uovo si era schiuso. Ne era uscito un anatroccolo grigio, grosso e brutto.

Gli altri animali da cortile, che a detta loro, ben conoscevano il mondo, non riuscivano proprio a dargli una collocazione. Chi lo pensava un tacchino, chi una brutta anatra. Collocatosi per caso, al di fuori dei canoni tradizionali, al di fuori di ciò che era conosciuto, anatre e tacchini lo schermivano di continuo. Il piccolo anatroccolo, veniva così deriso e cacciato persino dai suoi fratelli. Solo la mamma, con amore, lo difendeva, credendo che un giorno anche lui sarebbe diventato più bello e forte.

Stanco di subire angherie, un giorno l’anatroccolo scappò oltre la siepe, verso l’ignoto.

Finì, in uno stagno, dove dopo poco, dovette difendersi dalle pallottole dei cacciatori. Il piccolo si riparò sotto i giunchi, immobilizzato dalla paura. Non possedeva difese e particolari abilità per affrontare i pericoli e quell’ambiente sconosciuto. Impaurito e indifeso, se ne restò nascosto in attesa che il peggio fosse passato.

E’ li che scorse due animali bianchi splendenti, due cigni, e ne rimase affascinato. Nutriva per quegli esseri una sorta di nostalgia, un sentimento che non riusciva a spiegare, il fascino di un legame arcano. Giunse poi l’inverno e il piccolo anatroccolo affrontò da solo le mille insidie della natura, il freddo e il ghiaccio nel quale stava per morire. Un giorno un contadino lo salvò e lo condusse a casa sua.

Ancora una volta però l’ambiente non gli fu favorevole. Il gatto e la gallina ripetutamente lo interrogavano sulle sue capacità, trovando come metro di misura solo il loro: il piccolo anatroccolo non sapeva cacciare i topi e nemmeno deporre le uova. Non comprendevano i desideri della sua anima né che utilità potesse egli avere.

L’anatroccolo però, continuava a sognare di sguazzare nell’acqua fresca delle giornate estive. Passato il lungo inverno e terribili avventure, decise di aprire il suo cuore a quell’intima chiamata. Lasciò la casa, per andare verso il fiume. Scorse nuovamente quei cigni stupendi che si libravano nell’aria e naturalmente andò verso di loro, sebbene temesse che questi lo avrebbero ucciso, tanto era abituato a sopportare molte sevizie. Disposto ad essere sacrificato in nome di questo istinto naturale che lo spingeva verso di loro, si avvicinò a capo chino, quando, giunto sullo specchio d’acqua, si accorse che l’immagine riflessa era proprio quella di un cigno bellissimo, ed era la sua!

Il brutto anatroccolo, che aveva sofferto in un mondo che non era il suo, ora si era trasformato in un cigno bellissimo, apparteneva a quegli esseri meravigliosi ed era fuori di sé dalla felicità.1

Una favola straordinaria, che si presta a molte interpretazioni.

Già verso la fine degli anni Ottanta e poi negli anni Novanta proprio l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha enunciato una serie di definizioni legate al concetto di salute e benessere dell’essere umano.2

Tra questi nuovi concetti, si esprime anche salute intesa come qualità della vita.

La qualità della vita è definita come percezione che l’individuo ha di sé, della propria collocazione in relazione al contesto culturale e al sistema di valori in cui vive, rispetto ai propri obiettivi, standard di vita e interessi.3. La qualità della vita riflette la percezione degli individui di veder soddisfatti i propri bisogni e di vedere l’opportunità di raggiungere la felicità e di sentirsi realizzati, indipendentemente dallo stato di salute fisico e dalle condizioni sociali ed economiche.

Nel novero delle definizioni anche quelle che trattano dello stile di vita, delle life skills, e dei meccanismi di auto-aiuto.

Lo stile di vita

In particolare lo stile di vita comprende tutti quei modelli personali, sociali e socio-economici che un individuo riconosce come paradigmi comuni. A volte capita che questi paradigmi, vengano stravolti all’improvviso, da eventi avversi, o che semplicemente ci si ritrovi nel luogo sbagliato nel momento sbagliato. Un po’ come accade al brutto anatroccolo, cresciuto in un ambiente che non gli appartiene. Dagli altri animali, viene considerato inutile, in quanto non possiede nessuna delle capacità adattive utili per quel dato ambiente. Niente di più attuale, stavolta senza cambiare di posto, l’ambiente intorno a noi si è modificato, e per alcuni è divenuto addirittura un ambiente sconosciuto: l’improvvisa necessità di lavorare da casa tramite PC ha tagliato fuori dal mercato tutte quelle aziende che non hanno investito abbastanza in digitalizzazione o tutti quei lavori che non possono sfruttare le interazioni a distanza. Anche gli ambienti ed equilibri domestici sono cambiati. Una sorta di convivenza forzata ci costringe a ripensare i nostri spazi in relazione agli altri anche nel luogo del rifugio che è normalmente casa.

Life skills

Ecco che entrano in gioco le life skills quelle capacità che portano l’individuo ad adattarsi al cambiamento. Queste sono appunto capacità, che possono essere innate o acquisite.

Il brutto anatroccolo ad esempio non ha particolari capacità se non la resistenza, o meglio la resilienza, la capacità cioè di incassare i colpi del destino, l’abilità di far fronte a eventi traumatici, di riorganizzare positivamente la propria vita dinanzi alle difficoltà, di trovare cioè un modo per rialzarsi e imparare dal passato.4

In una società complessa, accade che, molte persone si facciano invece travolgere dagli eventi a livello emozionale e anche nella capacità di agire. Quello che possiamo fare è allenare le nostre capacità, migliorarle e continuare ad imparare.

Self-help

L’Oms annovera tra le pratiche che possono contribuire ad una alta qualità della vita anche il self- help inteso come una serie di interventi a carattere non sanitario che sono però funzionali allo sviluppo interiore dell’individuo.

Il piccolo anatroccolo si affida, istintivamente ai moti dell’animo, all’ascolto intimo dei propri bisogni. E’ un bisogno intimo che lo conduce al fiume e verso quelle mirabili creature a lui sconosciute eppure a lui intimamente connesse. E’ per quella connessione naturale con gli altri e con sé stesso, che si è sviluppato ed è diventato l’essere che era chiamato ad essere: un cigno.

Quando l’essere trova espressione di sé ritrova il senso dell’esistenza, il senso dell’appartenenza e può vivere felice.

I paradigmi sociali ci hanno lentamente allontanato dall’ascolto di noi stessi, e questa è oggi una pratica che nella maggior parte delle persone va allenata alla stregua delle life skills.

Al di là delle metafore suggerite dalla storia del brutto anatroccolo, quello che è importante ribadire è che già da decenni l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha stabilito che la salute dell’essere umano non è data solo dall’assenza di malattia, ma anche dal più complesso benessere psico-fisico, legato all’intimo bisogno di diventare la persona che si vuole essere, costruendo la vita in base a questo intimo senso di identità.

Questa favola cosi versatile diventa attuale, nel momento in cui affrontando lo sconosciuto, l’ignoto o il cambiamento in un ambiente diventato sfavorevole, quanti di noi hanno le skills, le capacità di metter in atto comportamenti utili, quanti di noi sanno ascoltarsi intimamente e vivere una vita in linea con chi si è veramente e coi propri valori, hanno sicuramente la chiave per poter vivere una vita con un alto standard di qualità.

E. Migliorini

1H. C. Andersen, Il brutto anatroccolo, The Planet, 1977 testo riadattato da me

2 Nell’ottobre del 1986 ad Ottawa, in Canada, si è svolta la Prima Conferenza Internazionale sulla Promozione della Salute, che ha prodotto la Carta di Ottawa per la promozione della salute.

A questa conferenza ne sono seguite altre sui temi riguardanti le politiche pubbliche per la salute (Adelaide, 1988) e agli ambienti favorevoli alla salute (Sundsvall, 1991). Queste conferenze hanno contribuito ad accrescere la comprensione delle strategie di promozione della salute e la loro applicazione pratica.

Un ulteriore passo in questo senso è stato fatto dalla Quarta Conferenza Internazionale sulla Promozione della Salute svoltasi a Jakarta, in Indonesia, nel giugno del 1997.

World Health Organization, Health Promotion Glossary, World Health Organization, 1998

https://www.who.int/healthpromotion/about/HPR%20Glossary%201998.pdf

3 Quality of Life Assessment. The WHOQOL Group, 1994. What Quality of Life? The WHOQOL Group. In: World Health Forum. WHO, Geneva, 1996

4https://www.psychologytoday.com/us/basics/resilience