Tempo di lettura stimato – 5 minuti

Cosa accade quando ci sentiamo non in grado, a volte scontenti, insoddisfatti, incapaci di reagire agli eventi, anche quando sappiamo che questo ci sta allontanando dai nostri sogni?

Cosa accade quando in un momento importante non riusciamo ad agire come vorremmo?

Cosa accade quando è il momento di giocare la nostra partita e ci facciamo prendere dalla paura, dal senso di responsabilità, dal senso del limite, che inibisce a volte la parola, a volte i movimenti?

L’avevo promesso a papà. Nel tennis mi sarei impegnato. E’ un uomo di poche parole, non mi aveva detto nulla quel giorno. Solo una pacca sulla spalla e si era voltato diretto agli spalti. Era solo un torneo di tennis di 4^ categoria, mica Wimbledon, ma io lo sapevo che per lui significava tantissimo. Significava i turni di notte per arrotondare lo stipendio, i pomeriggi ad accompagnarmi al campo, le domeniche a girare la provincia per portarmi alla partita. Misurava le parole, ma per noi si spaccava la schiena. Siamo tre fratelli, ma almeno agli altri due piace studiare. Io ho il tennis, e quel giorno non potevo fallire, non potevo sbagliare anche quella volta. Pensavo a tutte quelle cose mentre vedevo arrivare quella pallina velocissima, battuta da un mostro di bravura. Quel giorno mi sembrava un gigante, ed era troppo bravo. Il proiettile arrivava sempre più veloce, mentre io tendevo tutto il muscolo del braccio, ma accidenti, la palla era troppo lontana e troppo veloce! Era l’ultimo set e avevo perso. Guardavo fisso per terra e sentivo il peso degli occhi del pubblico addosso, ma gli occhi più pesanti di tutti erano, per me, quelli di papà.

A volte capita e basta.

Capita che nonostante la preparazione, le fatiche e il tempo spesi, nel momento clou semplicemente non ci siamo. Il corpo non risponde a dovere, e noi assistiamo inermi alla nostra sconfitta. Ci assale un senso di frustrazione, a volte un senso di colpa e siamo delusi da noi stessi. Non è certo una sensazione che ci piace provare.

Immagina invece, se fosse possibile decidere di far andare le cose in modo diverso. Immagina se per tutti noi fosse possibile essere persone di successo, pienamente realizzate. Che valore ha farcela?! Essere un giocatore di successo, un manager di successo, un professionista di successo? Non si tratta di ricchezza materiale: ha a che fare col sentirsi appagati e soddisfatti di noi, con un senso di benessere, di energia positiva. Abraham Maslow, psicologo americano al termine dei suoi studi concluse che per tutti noi sarebbe possibile essere così. Anzi, affermò che quello era lo stato naturale dell’essere umano (Whitmore, 2011)

Lo stato naturale dell’essere umano. Lo ripeto perché è un concetto bellissimo.

Allora cosa accade quando, come per Luca, il protagonista del nostro racconto, ci troviamo davanti a dei mostri? Quando quello che vediamo nella nostra mente, ci distoglie dall’obiettivo? Ho intenzione di spiegarlo in questo articolo prendendo a prestito una formula espressa da Timothy Gallwey padre naturale del coaching.

E’ una formula questa che, senza fatica, puoi ricordare e fare tua. Niente di complicato, ti potrà aiutare alla prossima difficoltà, perché il primo passo verso una soluzione è prendere coscienza di un meccanismo, o di un problema. Questo articolo ti darà la consapevolezza di ciò che accade nella tua testa e sarà un valido aiuto alla prossima situazione critica che affronterai.

La formula

Performance = Potenziale – Interferenze

Questa equazione e la sua spiegazione ti daranno degli strumenti utili per conoscere e quindi ri-conoscere in futuro, che in determinate situazioni ove sia richiesta una tua prestazione, gli elementi in gioco saranno sempre due: tu, le tue capacità e il tuo potenziale da una parte e i tuoi pensieri dall’altra. Ricordarla, ti permetterà in quell’occasione, di agire più consapevolmente verso il tuo obiettivo e avere una performance di successo.

La performance

La performance è la prestazione. Quando è richiesta si presuppone si tratti di una performance di successo, la realizzazione di un obiettivo. Ottenerla implica conoscere il risultato ambito, pianificarlo e intraprendere tutti i passi necessari al suo raggiungimento, significa conoscere le proprie risorse e saperne trovare di nuove, significa agire, avere la flessibilità necessaria a cambiare azione e comportamento se questo non funziona. Essa implica esercizio e impegno per trovare le risorse fisiche e personali per affrontare gli ostacoli, avere fede e mantenere uno stato d’animo utile al risultato, canalizzare tutta l’energia verso un unico scopo. Impegnandoti in tutto questo potrai avere performance di successo.

Il potenziale

Dal latino tardo potentialis, derivato di potentia cioè potenza. Ossia la condizione di chi può influire su qualcosa o su qualcuno. Potenziale significa che è in potenza, avendo aspetti o qualità che non si sono ancora manifestati (www.treccani.it). Il potenziale è quindi il nostro sentire, la nostra energia non manifestata. É l’espressione del fatto che dentro ogni essere umano vi sono delle risorse che attendono soltanto di poter uscire e di emergere. Questa idea è legata alla fiducia in se stessi e alle proprie capacità. La fiducia è la fede, la credenza che di fronte a un compito che va al di là di ciò che abbiamo già provato troveremo comunque in noi le risorse per affrontarlo al meglio e vincere (Whitmore, 2011).

Avere una storia di successi autodeterminati (frutto cioè dei propri sforzi) è importante per avere fiducia nelle nostre capacità. Anche l’ambiente la influenza: essere certi che le persone intorno a noi ci danno fiducia, spazio di azione, margine di errore, sentirsi se stessi senza timore di giudizio, o senso di colpa, aiuta il nostro potenziale ad emergere. Questo spazio favorisce lo sviluppo della mente creativa, intuitiva. É nella parte non razionale di noi che si sviluppano le idee, le soluzioni, le novità, le discontinuità, i progressi.

La mente intuitiva è un dono sacro e la mente razionale, è un servo fedele. Noi abbiamo creato una società che onora il servo e ha dimenticato il dono.

Albert Einstein

Le interferenze o gioco interiore

Timothy Gallwey chiama le interferenze Inner Game, o gioco interiore, quello stato interiore che, ad esempio nel tennis, (ma il concetto è trasferibile a tutte le situazioni critiche della nostra vita), ci fa vedere il nostro avversario molto più temibile di quanto non sia in realtà. La nostra mente, le nostre emozioni, le nostre credenze, le paure a volte creano dei blocchi che ci impediscono di andare dove vorremmo andare.

La nostra mente genera pensieri, convinzioni, immagina situazioni e le fa diventare reali.

Torniamo a Luca: il suo avversario era un mostro, un gigante di bravura. Le palle veloci come proiettili. Suo padre era lì per vederlo. Lo avrebbe deluso? Tutti questi pensieri, Luca li aveva resi reali e infatti erano accaduti. Mentre parlava a se stesso non aveva tenuto un dialogo utile a mantenere focus e concentrazione sulla palla. Il suo avversario era davvero un gigante? Quel senso di responsabilità nel non dover fallire lo aveva aiutato?

Pensa: se il nostro protagonista avesse visto quello che aveva davanti per ciò che realmente era, un avversario più o meno al suo livello, e se il suo unico focus fosse stata la pallina, non credi la gara sarebbe andata diversamente?

Prova tu stesso, a sperimentare cosa accade dentro di te.

Trova la tua interferenza con questo esercizio

– Immagina e visualizza nella tua mente qualcosa di critico che vorresti fare o una situazione che vorresti volgere a tuo favore, o affrontare con successo.

– Cerca tra i tuoi pensieri quelli che finora ti hanno distratto dalla questione, quelli che in qualche modo ti hanno ostacolato. Pensaci: il più delle volte sono alimentati da una voce interiore: “Ma no lascia stare…”; “ Tempo perso…”; “No, non sei abbastanza bravo/preparato”; “Cosa diranno xy, se sbaglio… rideranno tutti di me”….ecc. Sappi che la stragrande maggioranza di questi pensieri sono puramente immaginari e che nella realtà poi, raramente si verificano.

– Ora ammettiamo che tu inizi a fare questa cosa che desideri. Rappresentala nella tua mente, molto vicina a te. Immagina in modo vivido, te stesso nella situazione desiderata. Piacevole?

– Ora, torna qui nel presente e rimani nello stato di benessere in cui sei. Immagina di avere un potere, una pozione magica, che ti garantisca di non poter fallire. Cosa faresti per raggiungere il tuo obiettivo, se sapessi con certezza assoluta di non poter fallire? (Robbins, 2017). Come ti senti, sapendo di non poter fallire?

– Immagina la situazione avendo questa nuova consapevolezza dentro di te.

Probabilmente ti sentirai pervaso da una nuova energia, una sensazione positiva che cresce. Ti sentirai concentrato sul tuo obiettivo, che vedrai in maniera chiara e cristallina, che sentirai intimamente realizzabile, come se lo avessi a qualche passo da te, concentrato sulle tue capacità, allertato e pronto.

Grazie a questo esercizio abbiamo contribuito a ridurre il valore delle Interferenze dell’equazione. Eliminando il timore dell’errore (sapendo di non poter fallire) ti sei concentrato solo sull’obiettivo e sul benessere che ti dà, immaginare di raggiungerlo. Come in un’operazione aritmetica, il risultato ha un valore maggiore tanto più il secondo termine della sottrazione si avvicina a zero.

Le interferenze, che sono blocchi mentali, sono per lo più associate alla paura di fallire, al giudizio e alla critica altrui. Il coaching può aiutare, anche con altri strumenti, a ridurre al minimo le interferenze lasciando più alto il valore assoluto del potenziale.

Ecco spiegata l’equazione. Ricordala quando desideri fare qualcosa.

La nostra vita è come un game, una partita che si gioca spesso prima nella nostra testa, con la differenza che siamo noi i soli giocatori, siamo noi il nostro pubblico, siamo noi il giudice di gara. Allora perché rischiare di perdere?!

Posso controllare solo ciò di cui sono conscio. Ciò di cui non sono conscio mi controlla. Avere coscienza mi dà potere.

J. Whitmore

E. Migliorini

Bibliografia

A. Robbins, Come ottenere il meglio da sè e dagli altri, Giunti Editore s.p.a., 2017

J. Whitmore, Coaching, Come risvegliare il potenziale umano nella vita professionale e personale, Unicomunicazione s.r.l., 2017